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- Dromomania 11-16 for cello and piano
- Marsch des dumpfen Herumwanderers for mezzosoprano, cello, percussion and electronics
- Flutter of Asbestos and Quartz Wings improvisation for piano, recorded piano and electronics
- S’engouffrer dans ces nœuds… for soprano and mezzosoprano
- Ossescacco for cello and piano
- Tanz der toten Schachfiguren for soprano, cello, snare, percussive samples and electronics
- Sharp Glitches and White Noise (on the Screen) improvisation for piano, recorded piano and electronics
- Au-delà… de la borne X for soprano and mezzosoprano
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Entrelacs du rêve
La struttura di questo lavoro, pur sempre ubbidendo alla già collaudata combinazione multiespressiva di poesia, grafica e musica, si articola in due sezioni volutamente separate, pronte tuttavia a ricongiungersi per integrarsi a vicenda all’interno di un’opera duplice nella forma ma unitaria nei contenuti: all’uscita del CD è stata infatti anteposta, pochi mesi prima, quella del libro dal titolo omonimo, ma in italiano, Intrecci del sogno (reperibile all’URL www.lafeltrinelli.it/libri/saverio-tesolato/intrecci-sogno/9788892330221 oppure via amazon.it, anche in formato e-book).
In realtà, la genesi del progetto risiede nell’attività onirica da me intessuta nel corso dell’estate 2014: due sogni, in particolare, erano rimasti ben saldi nella mia memoria all’immediato risveglio, al punto tale da condurmi, dopo la stesura di un primo abbozzo in cui venivano riportate in maniera sommaria le immagini oniriche così come la mente era in grado sul momento di ricostruire, fino ad elaborare una vera e propria narrazione di questi sogni sotto forma di due racconti, anche grazie ad una sorta di dettagliata analisi a ritroso – a tratti anche faticosa, se non dolorosa – di quelle stesse immagini che il cervello aveva deciso di conservare, quasi gelosamente. Fin da subito mi parve peraltro naturale associare a quelle rappresentazioni oniriche un possibile corrispondente musicale: seppur la primigenia scelta compositiva fosse caduta sul sostanziale gioco a due più volte congegnato del duo violoncello-pianoforte, per entrambi i sogni fu presto chiaro che altre forme compositive avrebbero dovuto accompagnare questa prima, al fine di permettere diverse visioni, se possibile, e con esse multiformi interpretazioni che, del resto, durante la stesura stessa di quelle narrazioni parevano emergere con vigoria sempre crescente. Così ciascun sogno ha finito per generare quattro diverse forme di composizione: l’iniziale coppia di duo violoncello-pianoforte è infatti servita come fondamento per strutturare gli altri tre tipi di brani, “figli” ciascuno di un “padre” di cui preservano gelosamente un instabile leitmotiv; si è dunque passati più tardi a composizioni con voce femminile, violoncello, percussioni ed elettronica; a questo punto, decidendo di farsi stregare dalla tentazione dell’improvvisazione pianistica, si è cercato di affinare la tecnica improvvisativa già impiegata in passato, potenziando l’utilizzo della cordiera (suonata anche tramite oggetti più disparati) insieme a rielaborazioni elettroniche le quali hanno nell’insieme concorso all’assemblaggio di una traccia preregistrata su cui suonare la parte in diretta sulla tastiera; infine, sempre nell’ambito di una continuità strutturale, ma pronta a potenziali nuove concezioni, è stata la volta dei duo soprano-mezzosoprano a cappella.
La diversa tipologia di brani è del resto individuabile dalla lingua del titolo assegnato a ciascuno di questi: se i duo strumentali, in quanto connessi direttamente alle immagini del sogno e quindi alle loro narrazioni, hanno titoli in italiano (Dromomania 11-16 e Ossescacco, descritti da una singola parola condensante in sé il senso globale dell’intero sogno), i brani vocal-strumentali a sfondo elettronico-percussivo sono nominati in tedesco (del resto per una Marsch des dumpfen Herumwanderers [Marcia del cupo errante] ed una Tanz der toten Schachfiguren [Danza degli scacchi morti] il carattere decisamente tetro giustifica abbastanza la scelta linguistica…), le improvvisazioni doppie hanno titoli inglesi, Flutter of Asbestos and Quartz Wings [Battito d’ali di amianto e quarzo] e Sharp Glitches and White Noise (on the Screen) [Bruschi glitch e rumore bianco (sullo schermo)], riferiti a due specifiche immagini rintracciabili all’interno delle narrazioni, mentre i duo vocali hanno titoli francesi, S’engouffrer dans ces nœuds… [Inabissarsi in quei nodi…] e Au-delà… de la borne X [Al di là del confine X], a chiusura del cerchio idealmente formato con il titolo dell’opera.
A proposito del titolo, Entrelacs du rêve, la scelta della lingua, oltre a fare diretto riferimento a brani già composti in passato, è giustificata dal significato che in francese ha la parola entrelacs, e più specificamente nel linguaggio matematico della teoria dei nodi, dove la definizione di intreccio generalizza quella di nodo: d’altro canto, già nell’antichità frequenti sono le raffigurazioni di intrecci in bassorilievi e mosaici, come il celebre nodo di Salomone, presente in varie basiliche paleocristiane, simbolo di unione fra l'Uomo e la dimensione del divino, ma anche impiegato più tardi con connotazioni esoteriche. La teoria elementare degli entrelacs è non a caso servita da base per la tecnica compositiva di S’engouffrer dans ces nœuds…, dove le due voci s’intrecciano ripetutamente in termini di altezze secondo forme connesse agli intrecci primari; per quanto concerne l’altro duo Au-delà… de la borne X, l’esecuzione del brano prevede che in momenti prestabiliti le cantanti seguano precisi movimenti incrociati ed è per tale ragione stato inciso impiegando un sistema di microfonazione ambientale a cattura quadrangolare: l’ispirazione per la struttura della composizione è stata fornita da un dipinto del pittore astrattista toscano Vinicio Berti, dal titolo, appunto, Intrecci.
L’estremo completamento – se mai di completamento si possa davvero parlare… – del lavoro ha coinciso con la realizzazione di alcune immagini grafiche, abbinate all’interno del libro al testo dei racconti, con l’intento di provare a riprodurre le più evocative immagini oniriche facenti parte integrante dei due sogni.
Il tema del sogno (e della sua realtà) è stato indagato a partire dall’inizio del Novecento con la nascita della psicanalisi di Freud, il quale si è concentrato sulle possibilità di una sua interpretazione; i surrealisti lo hanno assurto a legge dello spirito, là dove l’inconscio freudiano si esprime senza freni, quel sogno che manifesta la sua irresistibile verità e si configura come tramite privilegiato tra vita terrena e vita spirituale, alias ultraterrena. Per questa ed innumerevoli altre ragioni una messa in musica del sogno mi è parsa d’obbligo: più volte, nel passato, alcuni miei sogni hanno non a caso contenuto musica, in varie forme, o come sottofondo alle azioni, o come prodotto delle azioni stesse. Nella memoria della veglia dopo i sogni di cui ho narrato non sono rimasti contributi sonori di alcun tipo: il che non implica necessariamente che non ve ne fossero. Tuttavia l’analisi compiuta a posteriori ha permesso di creare diversi possibili brani, certo mediati dalla razionalità e dal sentimento: in ogni caso un mezzo verosimile – e forse potente – per reinterpretare quelle visioni, per comprendere magari il passato, per dare un senso credibile al futuro.
PERSONNEL
Sonia Visentin soprano
Matilde Secchi mezzosoprano
Francesco Rossi percussioni
Simone Montanari violoncello
Saverio Tesolato pianoforte, elettronica e composizione |
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